30° Anniversario del Programma Erasmus, seduta del 10 luglio 2017
Delibere e odg collegato approvati in Consiglio comunale lunedì 3 luglio 2017
Approvata delibera per contributo straordinario. Seduta di lunedì 26 giugno 2017.
Delibere adottata dal Consiglio comunale, lunedì 19 giugno 2017.
approvata delibera di modifica
Seduta di Consiglio comunale del 5 giugno 2017
Seduta solenne del Consiglio comunale venerdì 16 maggio 2017
Illuminazione in blu e giallo del Palazzo del Podestà, Festa dell'Europa - 9 maggio 2017
Delibera approvata dal Consiglio comunale lunedì 8 maggio 2017.
Unanime adozione di odg dell'Ufficio di Presidenza in Consiglio comunale.
Minuto di silenzio del Consiglio comunale lunedì 10 aprile 2017
Unanime adozione ed immediata esecutività della delibera di Consiglio del 3 aprile 2017
Unanime approvazione in Consiglio comunale lunedì 3 aprile 2017
Ulteriori delibere approvate in Consiglio il 3 aprile 2017
Minuto di silenzio del Consiglio comunale
Delibere approvate lunedì 27 marzo 2017.
Seduta solenne del Consiglio comunale il 24 marzo 2017.
Giuseppe Paruolo, Consigliere del Gruppo PD, interviene a sostegno dell'OdG presentato da Sergio Lo Giudice
Sergio Lo Giudice, Presidente del Gruppo PD, interviene sostenendo l'OdG che ha presentato
Grazie Presidente,
colgo l'occasione per fare il punto qui in aula rispetto a concetti su cui ci siamo confrontati in Commissione, e prima ancora all'interno delle diverse forze politiche, quindi nel mio caso all'interno del gruppo del Partito Democratico. Voglio dare atto al Presidente del gruppo di essersi fatto carico di una serie di aspetti che sono risultati essenziali per un percorso di condivisione e che adesso vorrei richiamare per sommi capi.
Va detto con chiarezza che i progressi della medicina ci pongono di fronte alla possibilità di trovarsi di fronte a situazioni in larga misura inedite. Per affrontarle occorre che ci sia una legge nazionale che tenga conto di questa mutata situazione.
Credo che vada sottolineato come elemento positivo che nel corso del dibattito su alcuni principi fondamentali non si siano levate voci discordanti: tutti si sono espressi contro l'eutanasia, tutti si sono espressi contro l'accanimento terapeutico. Questa condivisione di principi dovrebbe far vedere come possibile e opportuno un confronto che riesca ad andare oltre, arrivando a formulare una legge nazionale che possa essere riconosciuta come punto di riferimento da tutti i cittadini.
Detto il no all'eutanasia da un lato e il no all'accanimento terapeutico dall'altro, è positivo anche che si riconosca che c'è uno spazio in mezzo in cui ci deve essere una valutazione del medico e in cui deve essere riconosciuto uno spazio alla volontà della persona e alla sua autodeterminazione.
Tutto questo deve spingerci a dire che una legge nazionale serve ed è utile.
Credo per questo che sia molto importante che in questo ordine del giorno venga sottolineato che occorre arrivare a questa legge con un consenso ampio. A volte facciamo dei ragionamenti dicendo che serve un consenso ampio, ad esempio, sulle regole istituzionali, sulla legge elettorale o sulle norme che hanno un valore costituzionale. Credo che ancora di più serva un consenso ampio su una legge che va a toccare un elemento essenziale del nostro essere uomini e donne, prima ancora che cittadini, come è per le questioni che afferiscono a questo spazio, chiamato più o meno propriamente del "fine vita".
Quindi il dialogo non è solo una opportunità, ma è un dovere ed insieme una necessità.
Un dialogo che deve partire dal riconoscimento che qui non stiamo parlando solo di questioni puramente teoriche, ma di questioni anche pratiche. Dire che certi principi sono riconosciuti da tutti non vuol dire che questi principi non siano mai messi in discussione nella pratica. Chi ha conoscenza di come è la realtà sa che essa può mettere a dura prova anche principi che sono dal punto di vista teorico saldissimi. Quindi non possiamo non riconoscere che da una parte c'è un tema relativo all'accanimento terapeutico ed anche alla cosiddetta medicina difensiva, che certamente mettono in discussione dal punto di vista pratico l'esercizio del no all'accanimento terapeutico, come dall'altra parte rischiano di esserci elementi che mettono in discussione il principio della contrarietà all'eutanasia.
Io credo che la legge debba riuscire a muoversi con una certa delicatezza in questo campo, definendo con chiarezza i principi e poi lasciando uno spazio in cui appunto sia la valutazione del medico, alla luce della situazione specifica, insieme con la volontà della persona ed eventualmente dei suoi familiari, a decidere quali sono i trattamenti più adeguati. Personalmente non credo ad esempio che sia opportuno definire a priori quali trattamenti siano di un tipo oppure di un altro.
In questo contesto la volontà della persona può certamente costituire un elemento importante di valutazione da parte del medico, ed a volte anche un elemento di difesa nell'esercizio da parte del medico di una opzione rispetto ad un'altra. Ricordiamoci come spesso da parte dei medici non ci si trova di fronte a delle situazioni in cui la scelta è se staccare o meno la spina, ma si deve scegliere fra opzioni diverse per il trattamento terapeutico.
A volte ci sono opzioni più o meno aggressive, che comportano percentuali di rischio diverse, che magari a fronte di una maggiore o minore invasività possono dare risultati diversi in termini di probabilità di sopravvivenza e di qualità della vita. Quando il sanitario è di fronte ad un bivio su cui è incerto credo che l'espressione della volontà della persona possa avere una grande importanza. Ovviamente nel caso anticipato la volontà deve essere considerata alla luce di quelle che poi sono le situazioni reali e quindi inserita in un percorso di valutazione più complessivo, ma comunque resta il fatto che possa avere una grande importanza.
Dobbiamo avere un grande rispetto per la delicatezza di queste questioni, comprendere che su questi temi non è possibile usare l'accetta, e questo deve portarci a non ideologizzare questioni che non c'entrano con il tema specifico su quale sia la legge migliore da fare.
Il caso delle dichiarazioni anticipate del trattamento relativamente alla introduzione del registro comunale è un esempio tipico da questo punto di vista.
Qui noi dobbiamo riconoscere un fatto, che credo sia emerso chiaramente anche dal confronto con i pareri degli esperti, e cioè che il registro non sposta il valore legale che possono avere queste dichiarazioni anticipate di trattamento.
A questo proposito voglio dire che sono stato contento di partecipare alle tre Commissioni che abbiamo fatto e sono grato ai diversi colleghi, di diverse forze consiliari presenti in questo Consiglio, che hanno ritenuto di suggerire esperti che sono stati chiamati a dare il loro contributo.
Non è quindi che la istituzione del registro da parte del Comune conceda un valore legale superiore o inferiore a un testo che uno può lasciare già oggi al suo notaio o ad un professionista di fiducia. Qualcuno ha dedotto da questa mia affermazione che quindi il registro comunale non vale nulla. Io non ho detto e non dico che non vale nulla, dico soltanto che il valore legale che possono avere queste dichiarazioni non viene spostato dalla istituzione di un registro comunale che le possa conservare oppure no.
Se vogliamo stare al minimo comune denominatore, ovvero al minimo che tutti gli esperti hanno riconosciuto comunque come validità delle dichiarazioni, possiamo dire che esse hanno un potenziale valore probatorio, ossia un valore che potrebbe esserci in sede di tribunale, oppure definire desideri che il medico deve prendere in considerazione: ossia un orientamento che una persona esprime quando ovviamente non ha la conoscenza di quale potrà essere la sua situazione specifica, ma che il medico deve considerare nel momento e nel contesto in cui deve prendere una decisione.
Anche se vogliamo restare a queste dichiarazioni di minima, si capisce che stiamo parlando di un servizio che ha una sua utilità definita dal quadro giuridico nel quale siamo collocati.
Evidentemente noi non possiamo già conoscere quale sarà il dettato specifico di una eventuale legge nazionale, che ripeto auspichiamo ci sia, ma certamente nessuna proposta di quelle che sono attualmente in discussione nega che ci sia uno spazio per l'espressione della volontà anche anticipata da parte dell'individuo. Ovviamente, cambiano le modalità di considerazione ed appunto il valore che questa espressione di volontà può avere, però anche in una visione di minima questo valore viene riconosciuto.
Di fronte al fatto che il tema in discussione oggi non sposta il quadro di riferimento dal punto di vista legale, e con l'auspicio che ci sia una evoluzione verso una legge del Parlamento capace di poter essere un riferimento in cui tutti si riconoscono nel massimo grado, credo che il tema dell'istituzione di un registro vada ricondotto a una possibilità amministrativa che il Comune ha. Quindi né un obbligo né un abuso. Sappiamo che questa proposta non è una delle questioni prioritarie del programma di mandato, e d'altra parte c'è una evidente richiesta da parte di tanti cittadini perché uno strumento del genere venga messo a disposizione.
In questa situazione quello che un amministratore deve fare è sostanzialmente valutare due cose.
La prima è se c'è la possibilità di farlo in modo ineccepibile dal punto di vista giuridico e amministrativo; questo sarà il tema da affrontare quando approveremo questo ordine del giorno, per arrivare alla redazione del testo definitivo. Quindi non è che la discussione di oggi chiude il discorso, definisce solo l'orientamento politico che il Consiglio assume e apre una fase in cui tutti siamo chiamati a dare un contributo per fare sì che lo strumento che viene messo a disposizione dei cittadini sia ineccepibile dal punto di vista dell'attenzione alla legge della privacy, delle sue implicazioni giuridico-amministrative e affronti e risolva positivamente i problemi che gli esperti hanno portato alla nostra considerazione. Peraltro questo spiega perché nell'ordine del giorno presentato dal Partito Democratico alcune delle ipotesi contenute all'interno della proposta presentata dalla Rete Laica non sono considerate, proprio perché critiche dal punto di vista della tenuta giuridica e amministrativa.
La seconda questione che dobbiamo considerare è se il servizio che si potrebbe mettere a disposizione della cittadinanza sia giustificato nei suoi costi. Io sono il primo a dire che se qui dovessimo investire cifre importanti per mettere a disposizione questo servizio avrei delle serie perplessità. Se invece, come ritengo possibile, si può evitare una esposizione finanziaria significativa, allora credo che facendo le cose per bene si potrà mettere un servizio a disposizione di cittadini che ritengono queste cose importanti, anche in relazione alla delicatezza del momento a cui si riferiscono, senza in nulla offendere chi non ritenga questo servizio prioritario per sé o per i suoi concittadini.
Questi concetti sono stati espressi da me varie volte e anche da colleghi in Commissione. Inoltre abbiamo avuto occasione insieme con altri sette colleghi del gruppo PD di firmare un documento che sostanzialmente richiama alcuni dei capisaldi che ho illustrato come la base di partenza sulla quale noi voteremo positivamente a questa proposta.
Il tema è appunto quello di fare uno sforzo per avviare nel modo migliore un confronto, che possa aiutarci a contribuire ad uno svelenimento del clima e ad un dialogo, per arrivare ad una legge nazionale equilibrata ed a livello comunale a vedere questa proposta per quello che è e non come palestra di scontro rispetto a questioni diverse. Un servizio che nei limiti dati dalla legge attuale, e per il futuro nei limiti che verranno definiti dalla nuova legge nazionale, offra una opportunità in più ai cittadini, che è quella di poter fare riferimento al Comune come luogo dove registrare queste dichiarazioni.
Questo è lo spirito con cui io personalmente mi accingo a votare a favore, perché credo che stare al merito sia una cosa che aiuta tutti a avviare un percorso positivo.