30° Anniversario del Programma Erasmus, seduta del 10 luglio 2017
Delibere e odg collegato approvati in Consiglio comunale lunedì 3 luglio 2017
Approvata delibera per contributo straordinario. Seduta di lunedì 26 giugno 2017.
Delibere adottata dal Consiglio comunale, lunedì 19 giugno 2017.
approvata delibera di modifica
Seduta di Consiglio comunale del 5 giugno 2017
Seduta solenne del Consiglio comunale venerdì 16 maggio 2017
Illuminazione in blu e giallo del Palazzo del Podestà, Festa dell'Europa - 9 maggio 2017
Delibera approvata dal Consiglio comunale lunedì 8 maggio 2017.
Unanime adozione di odg dell'Ufficio di Presidenza in Consiglio comunale.
Minuto di silenzio del Consiglio comunale lunedì 10 aprile 2017
Unanime adozione ed immediata esecutività della delibera di Consiglio del 3 aprile 2017
Unanime approvazione in Consiglio comunale lunedì 3 aprile 2017
Ulteriori delibere approvate in Consiglio il 3 aprile 2017
Minuto di silenzio del Consiglio comunale
Delibere approvate lunedì 27 marzo 2017.
Seduta solenne del Consiglio comunale il 24 marzo 2017.
Emilio Lonardo, Consigliere del gruppo PD, interviene ad inizio di seduta
La presidente del Consiglio comunale alla commemorazione con Giorgio Napolitano
Presidente, colleghi, è con una certa emozione che mi avvio a svolgere questa commemorazione in una sala così importante per la storia della città, dove sedettero Consiglieri che Andrea Costa conobbe bene e dove altri maestri di Andrea Costa sono rappresentati alle pareti, come Aurelio Saffi.
Emozione perché svolgo questa commemorazione un secolo dopo quella tenuta presso l'università di Bologna da Giovanni Pascoli, amico fraterno di Costa e con lui frequentatore delle lezioni universitarie di Giosuè Carducci.
La vita di Andrea Costa, imolese, fu strettamente legata alla città, legame che in qualche modo è proseguito anche dopo la sua morte.
Il più importante studioso di Andrea Costa è, ad esempio, il nostro ex Sindaco, professor Renato Zangheri. Un altro Sindaco, Francesco Zanardi, propose al Consiglio Comunale di Bologna - a fronte dell'aumento dei costi di noleggio per il trasporto del carbone utilizzato per la produzione di gas - di acquistare il piroscafo "Jupiter" per trasportare in proprio il carbone e di ribattezzarlo Andrea Costa.
A questa città Andrea fu sempre intimamente legato, come a Imola - sua città Natale - e Roma, sede per anni della sua attività parlamentare e politica, tanto legato da volere che una parte delle sue ceneri fosse tenuta qui, nella nostra Bologna.
Nato a Imola nel 1851, si iscrisse nel 1870 alla locale sezione dell'Internazionale. Scrivano alle Assicurazioni Generali per mantenersi agli studi, venne a Bologna nel 1871, dove il 27 novembre - con alcuni reduci garibaldini della Comune di Parigi - è tra i fondatori del fascio operaio di Bologna, nato allora osteria delle Tre Zucchette, dentro Palazzo Renzo e che trovò sede in Palazzo Pepoli Vecchio, in via Castiglione.
Influenzato dalle idee di Bakunin, fu prima anarchico collettivista e poi, anche grazie al legame con Anna Kuliscioff e alla sua influenza, approdò alle idee socialiste.
Anna Kuliscioff, una donna che ebbe un ruolo cruciale e non subalterno nello sviluppo del movimento socialista in Italia e nella lotta per l'emancipazione femminile e il diritto al vero suffragio universale, fu il suo amore più importante e diede alla luce la seconda figlia di Costa, Andreina.
Andrea aveva infatti nella sua vita sentimentale, certamente molto vivace, già avuto un figlio, Andreino, da Violetta dell'Alpi, figlia di un tipografo di Bologna e segretaria di una sezione femminile dell'Internazionale.
Le lettere tra Andrea e Anna rimangono un'intima testimonianza prima dell'amore di due giovani rivoluzionari poi, man mano, delle preoccupazioni e delle speranze di due genitori separati.
Nel 1874 un'insurrezione anarchica e internazionalista si preparava a Bologna, con grossi quantitativi di armi nascoste nei prati di Caprara. Un'ondata di arresti prevenne la data dell'8 agosto in cui scoppiò, nonostante tutto, insurrezione.
Andrea Costa fu arrestato il 5 agosto, l'insurrezione fallì, Costa rimase ventidue mesi in carcere, il processo ai settantanove arrestati si tenne presso la Corte d'Assise di Bologna nel 1876.
Fra i testimoni a favore degli imputati furono chiamati, tra gli altri: Giosuè Carducci e Aurelio Saffi, il braccio destro di Mazzini.
Ad assistere all'importante processo fra centinaia di cittadini bolognesi ci furono: Leonida Bissolati ed Enrico Ferri, futuri direttori del giornale socialista Avanti e il giovane Giovanni Pascoli, anch'egli internazionalista.
La memorabile autodifesa di Andrea Costa trasformò il processo in una straordinaria cassa di risonanza per le idee dell'internazionalismo. Tutti gli imputati furono assolti, Andrea fu arrestato nuovamente a Parigi nel 1878, uscendo dalle prigioni francesi grazie a un'amnistia.
Il 3 agosto 1879 sul giornale La Plebe viene pubblicata la famosa lettera agli amici di Romagna, in cui Andrea Costa rinuncia alla scelta della conquista insurrezionale del potere, creando le premesse per lo sviluppo in Italia di quel riformismo socialista che produrrà, per oltre un secolo, le più alte conquiste sociali per i lavoratori e per gli umili.
Il 30 aprile 1881 Andrea Costa fonda a Imola L'Avanti e successivamente a Rimini il Partito Socialista Rivoluzionario. Con l'allargamento del suffragio, voluto dal liberale Zanardelli, che portò gli elettori italiani da seicentomila a poco più di due milioni su oltre venticinque milioni di abitanti, Costa decise di candidarsi alla Camera dei Deputati, dove fu eletto nel 1882 primo Deputato Socialista della storia italiana.
Si stabilì quindi a Roma senza avere alcuna indennità parlamentare ma solo i biglietti ferroviari gratuiti. Li usava per girare incessantemente l'Italia propagandando le idee socialiste e li usava spesso anche per risparmiare spesso i costi dell'alloggio. A volte infatti prendeva alla sera il treno da Roma e dormiva sulla carrozza, facendo andata e ritorno, in modo da essere nuovamente a Roma di mattina.
A Roma aderì alla Massoneria, non quella della P2 e dell'affarismo delle logge ma quella che educava il meglio della società europea e dell'America ai valori di libertà, uguaglianza e fratellanza.
In quegli anni frequentò grandi personalità del mondo laico e post risorgimentale, dal repubblicano bolognese Giuseppe Petroni, al patriota Mazziniano Adriano Lemmi, al principale teorico marxista italiano Antonio Labriola, maestro di Benedetto Croce, allo scultore Ettore Ferrari e allo scrittore Edmondo De Amicis.
Pochi conoscono l'attività volontaria di Costa a favore dei diseredati. Durante l'epidemia di colora del 1884 gira i bassi di Napoli assieme al collega Deputato e medico di Fidenza, Luigi Musini, sotto la direzione della Croce Verde, fondata da Giovanni Bovio, per prestare assistenza ai malati di colera.
Fu impegnato, sempre come volontario, a supportare l'azione del grande Sindaco di Roma, Ernesto Nathan, per diffondere l'igiene nei quartieri più malsani della città. Fu Presidente a Imola della Congregazione di Carità.
Nel 1889 fu richiesto alla Camera di procedere contro il Deputato Costa per ribellione alla forza pubblica, a seguito dei disordini seguiti alla commemorazione di Guglielmo Oberdan.
Condannato per la partecipazione a una manifestazione operaia del 1888, la Camera dei Deputati aveva concesso l'autorizzazione all'arresto. Per sfuggire al carcere, Costa fuggì in Francia, che lo si chiami esilio o latitanza poco importa, e da lì diede le dimissioni da Deputato.
Fu rieletto Deputato dopo pochi mesi, pur essendo latitante. Non essendosi presentato entro due mesi dalle elezioni, venne prima dichiarato decaduto, successivamente all'unanimità la Camera deliberò che, essendo l'Onorevole Costa impedito al Giuramento, era sempre in tempo a espletare tale obbligo costituzionale.
A fine anno un'amnistia gli consentì di tornare in Italia e di prendere posto in Parlamento.
Mi avvio alla conclusione. Fu eletto Presidente del primo Congresso Nazionale Socialista a Genova nel 1892, considerato l'atto di nascita ufficiale del Partito Socialista Italiano.
Fu rieletto alla Camera nel collegio di Budrio, lasciato vagante dalla morte, peraltro in assoluta povertà, del Deputato Quirico Filopanti.
Nel 1894 fu ancora condannato a sei mesi e cinque giorni dal Tribunale di Bologna, nel 1898, a seguito dei moti di Milano e della sanguinosa repressione a opera di Bava Beccaris, Costa fu ancora arrestato con la Kuliscioff, Turati e Bissolati.
La pazienza dei colleghi, già messa a dura prova, non mi consente di ripercorrere tutte le tappe importanti della sua vita.
Nel 1909 Andrea Costa fu eletto Vice Presidente della Camera, il 19 gennaio 1910 morì a Imola a seguito di un peggioramento delle condizioni del suo cuore malconcio. Il 22 gennaio si tenne a Imola il suo funerale, con la partecipazione di un corteo lungo circa due chilometri. Il feretro proseguì in treno per Bologna, dove nel tardo pomeriggio fu ripetuto un corteo che da via Mazzini attraversò il centro della città.
A Porta Sant'Isaia, dove furono calcolate oltre ventimila persone, il Deputato Socialista Genunzio Bentini pronunciò l'elogio funebre.
Il giorno dopo Andrea Costa fu cremato a Bologna. Come una parte delle sue ceneri, così il suo grande esempio rimane nel cuore della nostra città.
Termino con le parole usate da Giovanni Pascoli nella commemorazione di Costa all'Università di Bologna: "Salutiamo il nostro compagno di scuola. Fu qui nella sua prima gioventù, biondo e roseo, non aveva avuto denaro assai per fare i suoi studi regolari, non poteva essere iscritto, era solo un uditore ma udiva Giosuè Carducci. Sacro uditorio era questo, vi si preparavano i militanti e i confessori, gli eroi e i martiri. Roma era da poco nostra, nostra perché? Perché se non bandire al mondo la parola della libertà e si cominciava così, col dichiarare sospetti di malaffare, addirittura malfattori, quelli che a Roma risorta chiedevano le tavole della nuova legge, la luce dei nuovi diritti, il morem pacis da insegnare ai popoli. Quel giovane sospetto continuò la sua via, se la meta non raggiunse egli potè vedere a grandi bagliori l'aurora dei tempi novelli. Considerate la condizione d'ora degli operai e paragonatela a quella dall'allora, vedete quanto industria si affannasse il solito di legislatori intorno al lavoro, quanti diritti riconosciuti al popolo, quanti doveri assunti o almeno confessati allo Stato. Tutto questo progresso si deve, per gran parte, a quel nostro compagno di scuola". Grazie.